Strade Vuote
Ricordi lontanissimi di una Corso Europa deserta. Il più lontano è quando con la nonna sul balcone si scommetteva sul colore della prima macchina che sarebbe passata, a volte si aspettava a lungo e tra una e l’altra, in silenzio, si poteva ascoltare il canto delle rondini che si inseguivano sopra di noi. Lei raccontava di come ci fosse un roseto prima della costruzione della “pedemontana” come la chiamavano allora, la linea 17 si chiamava “P” ed era un mezzo verde rumorosissimo seguito da una nuvola di fumo nero. Spesso immaginavo quella distesa di rose, ne potevo ancora vedere qualcuna nel giardino di fronte. Nel 1973 ci furono le domeniche dell’Austerity che, per la riduzione forzata dei consumi energetici, ci donò strade silenziose con pattinatori e improvvisati ciclisti in “Graziella”. Sono ricordi felici di un’età spensierata e piena di sogni, tutto diverso da stamattina, quando osservavo la stessa strada silenziosa, lo stesso canto degli uccelli ma ora no, è un suono innaturale con il sottofondo della paura. Le campane della Castagna suonano nel silenzio, il mare è lì al suo posto ma noi no, noi non siamo più parte della natura che ci circonda, solo osservatori tristi, consapevoli che per il resto del pianeta, siamo solo un danno. Presto torneranno SUV e moto, clacson e sgommate, chissà se mi sembrerà di ascoltare Chopin sentendo quei rumori ormai familiari da decenni, nell’attesa chiudo gli occhi e annuso rose.
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